Uncommon Fruits è un progetto nato dalla collaborazione tra il collettivo Robida (Topolò, Benečija) e Zavod Cepika (Kojsko, Goriška Brda) che indaga due diversi paesaggi attraverso la lente degli alberi da frutto: uno, la Goriška Brda, caratterizzato da una quasi monocoltura della vite e l'altro, quello che circonda Topolò, dall'abbandono.
La maturazione è il lento lavoro del tempo reso visibile, quando ciò che un tempo era duro, verde o incompiuto si volge verso la pienezza. Questa pienezza non arriva all'improvviso, ma attraverso sottili cambiamenti di colore, consistenza e sapore: una paziente conversazione tra la trasformazione interiore e i ritmi del mondo. Maturare significa portare dentro di sé il ricordo della germinazione e la promessa del decadimento, mantenendoli entrambi in un fragile equilibrio. La maturazione si chiede: come riconosciamo il momento della prontezza, la soglia tra potenziale ed eccesso, tra non-ancora e già-troppo-tardi?
Foto: Gregor Božič


Ode alla mela
Pablo Neruda
Te, mela,
voglio
celebrare
riempiendomi
la bocca
col tuo nome,
mangiandoti.
Sei sempre
nuova come niente altro,
sempre
appena caduta
dal Paradiso:
piena
e pura
guancia arrossata
dell’aurora!
Quanto difficili
sono
paragonati
a te
i frutti della terra,
le uve cellulari,
i manghi
tenebrosi,
le prugne
ossute, i fichi
sottomarini:
tu sei pura manteca,
pane fragrante,
cacio vegetale.
Quando addentiamo
la tua rotonda innocenza
torniamo per un istante
ad essere
creature appena create :
abbiamo ancora qualcosa della mela.
Io voglio
un’abbondanza totale,
la moltiplicazione
della tua famiglia,
voglio una città,
una repubblica,
un fiume Mississippi
di mele,
e alle sue rive
voglio vedere
tutta
la popolazione
del mondo
unita, riunita,
nell’atto più semplice che ci sia:
mordere una mela.


“Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe d’un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto d’una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere da artista: nel comprendere come nel creare.
Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia. Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto!”

Reiner Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta (1929/2014, Adelphi, trad. Leone Traverso)

“Una sovrabbondanza di energia proviene dal sole: “l’energia solare è la fonte dello sviluppo esuberante della vita. L’origine e l’essenza della nostra ricchezza sono date dalla radiazione del sole, che dispensa energia – ricchezza – senza alcun ritorno. Il sole dà senza mai ricevere.” Siate come il sole! – questo è fondamentalmente il motto di Bataille per il possibile futuro dell’economia politica adattata alla scala planetaria ed equilibrata con l’insieme ecologico. Se vogliamo che le nostre economie siano commisurate ai nostri ambienti, dobbiamo diventare solari. L’economia generale di Bataille è paradossalmente razionale: ciò che suggerisce è che riconosciamo i limiti della crescita e pensiamo a strategie di spesa improduttiva come attività autocosciente. Dovremmo smettere di essere avidi e smettere di lottare per la crescita individuale, che si traduce in un ripristino dell’equilibrio energetico planetario in modo incontrollato e catastrofico. La spesa improduttiva deve essere presa sul serio e organizzata come un’economia di doni senza reciprocità – un’economia gloriosa.”

Oxana Timofeeva, Solar Politics (2022, Polity Press)